La resilienza
…Andre Agassi ha vinto molto ma ha anche imparato a perdere e a riprendersi. La sua bestia nera è stata Pete Sampras. Eccolo parlare di una delle sconfitte subite: “Ho sempre avuto difficoltà a scuotermi di dosso le brutte sconfitte, … Ogni giorno mi dico di smettere di pensarci e ogni giorno non ci riesco. L’unico sollievo è fantasticare di ritirarmi.” Ecco un esempio di resilienza. Fantasticare, scrivere, raccontare a se stessi o agli altri quello che faremo, sono tutte forme di resilienza umana, che aiutano a resistere ai momenti di negatività che ci assalgono dopo le sconfitte che subiamo o gli errori che facciamo.
L’ingegneria per gli umani
La resilienza è un costrutto psicologico, (una parola presa dalla scienza ingegneristica dei materiali) che rappresenta la capacità di assorbire le difficoltà e i momenti difficili e ritornare nello stato d’animo precedente. Si costruisce da giovani, e ha a che vedere spesso con persone che hanno avuto durante l’infanzia e la gioventù esperienze molto negative. Per certi versi l’esperienza di Agassi e la sua capacità di resilienza, che è raccontata nel primo capitolo della sua biografia, intitolato La fine, nasce da qualcosa di simile. La sua esperienza di essere costretto dal padre a giocare a tennis, fin dall’età di quattro anni, tutti i giorni contro il drago lanciapalle, una macchina costruita dal padre per permettere al bambino Andre di colpire 2500 palle al giorno, 17500 alla settimana, un milione in un anno. Un inferno.
La capacità di resilienza, il piegarsi, giungere sino al limite e non spezzarsi. La capacità di far fronte a sfide difficili, a superare le situazioni di crisi, personali e organizzative, le sconfitte. Bene, la resilienza umana consiste nel trovare sempre nuove energie dentro di noi, avere la consapevolezza di quel che ci capita, nell’utilizzare il pensiero positivo, e nell’esercitare le credenze positive, che sole permettono di affrontare i momenti di difficoltà e di superarli.
Il racconto nella nostra testa
Abbiamo altri esempi di questa capacità di resilienza nello sport, Reinhold Messner risponde in modo chiaro su come migliorarsi in attività come l’alpinismo (ma anche in tutte le altre attività umane diremmo noi), che necessitano di grande resilienza.
“La psiche resta più importante della forza fisica. Di fronte alla potenza della natura, al gelo, ai venti estremi, alla solitudine, al vuoto, l’uomo ha paura. È un sentimento inevitabile. Non esiste alpinista che non sia stato colto dallo scoramento, dalla sensazione di lasciarsi andare e soccombere. Capita anche al più forte, al più muscoloso, al meglio allenato. È allora che interviene la mente e soprattutto l’entusiasmo.” Ecco di nuovo la mente che permette al nostro corpo di far fronte alle difficoltà, che come abbiamo visto a volte appaiono insormontabili, per trovare queste energie, questa spinta motrice che ci permette di superarci fisicamente e raggiungere il nostro scopo.
La fiducia in se stessi
Ancora Messner: “Occorre essere contenti di ciò che si fa, crederci, stare bene di testa. I più grandi alpinisti avevano un morale d’acciaio.” Morale in questo caso lo tradurrei con fiducia in se stessi. Che abbiamo visto essere uno dei pilastri del circolo virtuoso della motivazione.
E allora come coltivare questo morale d’acciaio?
Io anche da ragazzino leggevo le memorie, i libri, i racconti dei maestri dell’alpinismo. Considero miei mentori un grande degli anni Trenta come il lecchese Riccardo Cassin, quindi Walter Bonatti … Sono stregato dall’avventura polare di Ernest Shackleton e soprattutto dal suo vice, Frank Wild … le loro storie, la loro caparbietà, la scelta di non mollare mai, mi hanno sempre affascinato
(da La Lettura del Corriere della Sera del 23 aprile 2017 pp. 12-13)
La motivazione e la resilienza la troviamo in noi stessi, dove troviamo le energie per raggiungere i nostri traguardi che altri ritengono impossibili, superando crisi e momenti difficili.
In conclusione, se torniamo all’inizio del mio intervento e alla piccola provocazione: confermo, non possiamo motivare nessuno, quel che possiamo fare consiste nell’ispirare le persone raccontando loro i nostri sogni, i successi e le sconfitte che abbiamo vissuto, i sentimenti che abbiamo provato, i valori che ci hanno sorretto, per fornire loro spunti di auto-motivazione, che faranno di loro dei vincitori.
Testo dell’intervento durante una conferenza a giugno 2017